Architettura forense, la realtà virtuale a supporto delle investigazioni

architettura forense

L’architettura forense è una disciplina che esiste da diversi anni e grazie alla ricostruzione della scena del crimine può far luce su casi ambigui e complessi

L’importanza dell’architettura forense continuerà a crescere come uno strumento prezioso per gli investigatori nella risoluzione dei crimini. Questa disciplina infatti non è altro che l’applicazione dei principi dell’architettura alle scienze forensi. Nello specifico, si occupa di ricostruire i possibili scenari in cui è avvenuto un crimine, con l’obiettivo di definirne in modo scientifico origine, cause e conseguenze. L’architettura forense, come tutte le tecniche e discipline che utilizzano la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale o la tecnologia 3 D, riveste un ruolo chiave nel futuro dell’attività investigativa. In particolare in presenza di testimonianze contradditorie e farraginose, oppure dove non si hanno a disposizione riprese video dell’evento.

Un ottimo esempio è l’omicidio di Mark Duggan, un ventinovenne ucciso a Londra da alcuni agenti di polizia e ricostruito attraverso l’architettura forense. Di recente un’agenzia di ricerca che lavora in quest’ambito, la Forensic Architecture, si è occupata del caso. L’agenzia è formata da un gruppo di esperti che operano nel campo della criminologia e delle scienze forensi, guidata dall’architetto israeliano Eyal Weizman. Forensics Architecture conduce indagini indipendenti di portata internazionale e che riguardano anche conflitti armati, come la guerra in Afganistan o in Siria.

Grazie a testimonianze, relazioni di esperti, video, fotografie e piani disegnati a mano, il gruppo di Forensics Architecture ha ricostruito diversi possibili scenari del luogo dell’omicidio di Duggan. Stando alle testimonianze degli agenti, questi avrebbero sparato al giovane mentre usciva dall’automobile sulla quale stava viaggiando brandendo una pistola. Tuttavia, l’arma da fuoco è stata rivenuta alcuni metri di distanza dal corpo di Duggan, al di là di una recinzione. La pistola inoltre non conteneva le tracce del Dna del giovane. Dalla sentenza è emerso che il giovane aveva lanciato l’arma mentre gli agenti gli stavano sparando.

Attraverso l’architettura forense, l’agenzia di Weizman ha dimostrato invece che le testimonianze degli agenti e la ricostruzione del caso era traballante. Dopo aver ricostruito virtualmente la scena del delitto, Forensics Architecture ha evidenziato che Duggan non avrebbe potuto trattenere la pistola nel momento in cui è stato ucciso dagli agenti. Inoltre, cosa ancor più rilevante, non avrebbe mai potuto lanciare l’arma così distante. Il tribunale ha assolto gli agenti di polizia, tuttavia Foresics Architecture e l’architettura forense hanno gettato una nuova luce sul caso.