Vigilanza privata: i dati del report di FederSicurezza

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Nei giorni scorsi è stato pubblicato il report di FederSicurezza 2021: 3,4 miliardi di euro di fatturato annuo per 462 società di vigilanza privata

Di recente FederSicurezza ha reso noto i dati emersi dal suo ultimo report, elaborato da Format Research. Nonostante la crisi sanitaria, le società di vigilanza privata hanno tenuto abbastanza bene, tanto che il 47% pensa di investire ed innovare nei prossimi due anni. Il fatturato complessivo di 462 imprese certificate dal Ministero dell’Interno (su 1.291 totali) ammonta a più di 3,4 miliardi di euro. Tuttavia, il 90% del volume d’affari è prodotto da aziende di medie o grandi dimensioni, presenti per lo più nel Nord Italia.

A subire gli effetti della pandemia sono state soprattutto le piccole realtà. Il 60% delle aziende ha lamentato un calo di fatturato, in particolar modo con la seconda ondata. Il 31,3% ha paura di dover chiudere e il 16% lavora in perdita. Circa la metà delle società certificate nel corso di questi mesi ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione. All’interno del comparto, l’attività di vigilanza privata tradizionale ha assorbito la crisi piuttosto bene. I servizi fiduciari, proprio a causa della pandemia, hanno riscontrato una discreta tenuta e in alcuni casi addirittura un aumento. Infine, male per il servizio trasporto valori, che rispetto agli altri comparti è quello che ha pagato il prezzo della crisi, con una drastica riduzione delle commesse.

Un altro aspetto interessante, emerso dal report di FederSicurezza, è che oltre la metà delle imprese ritiene “che la committenza non tenga conto del ruolo chiave delle guardie giurate nel contenimento della pandemia”. L’80% eleverebbe lo status giuridico della guardia giurata a quello di agente ausiliare di pubblica sicurezza. Infine, l’82,3% auspica che nei primi mesi del 2021 si raggiunga un accordo per il rinnovo del CCNL. Richiesta che ad oggi resta ancora insoddisfatta, proprio perché, come afferma Luigi Gabriele, Presidente di FederSicurezza “al di là del problema prettamente contrattuale, cioè l’aumento dei livelli retributivi, c’è anche l’incertezza sulla collocazione della figura della guardia, che non avendo i giusti riconoscimenti di professionalità non mette in condizione gli addetti al rinnovo di capire i parametri nei quali muoversi”.